Ricordo di aver reclutato la prima famiglia su cui impostare il mio lavoro pratico di HUG Your Baby a dicembre 2019, un mese circa dopo aver terminato il secondo step del percorso. Ho concluso la valutazione poco prima del lockdown, con un programma che prevedeva ancora un paio di reclutamenti singoli e di seguito un piccolo gruppo. Poi la pandemia ha scombinato la vita di noi tutti e dunque le valutazioni sono proseguite singolarmente dopo il periodo estivo e anzi purtroppo non è stato possibile avere in presenza neppure i papà.
Questo particolare periodo ha messo in luce maggiormente le fragilità e le insicurezze delle famiglie peraltro già presenti prima, a causa del tipo di società attuale poco allargata e con difficoltà intrinseche di comunicazione.
Per questo motivo ho cercato di sviluppare il mio interesse principale nell’ambito di HUG Your Baby verso la comunicazione in un momento difficile, di solitudine e scarsi contatti verbali/relazionali. Essendo anche pediatra e IBCLC è stato poi evidente quanto HUG possa essere complementare alla mia attività clinica e di sostegno all’allattamento. Nella valutazione della poppata per esempio, HUG è molto utile per individuare il momento opportuno per avviare la stessa: aspettare il sonno attivo/leggero oppure per attendere che il neonato sia disponibile e tranquillo.
Le madri sono state piacevolmente stupite nel avere delle indicazioni pratiche per modulare le loro interazioni con il proprio piccolo e spesso mi hanno riportato di averle utilizzate con profitto. Utile è stato fornire delle indicazioni pratiche sui ritmi del sonno fornendo loro i cartacei dei diagrammi e percentuali dei tipi di sonno in rapporto all’età nonché l’itinerario per un allattamento di successo.
Ho sempre pensato che la mia utilità come operatore sanitario risieda molto nella prevenzione e nella informazione, in modo che i genitori soprattutto se si tratta di neo-genitori, possiedano già alcune risposte alle loro numerose legittime domande.
HUG Your Baby è uno strumento ideale in questo ambito, le mamme sono molto interessate a cercare di interpretare i segnali dei loro bambini, sperano di riuscire a calmare il loro pianto e ad entrare in contatto con i loro sensi. Spesso tornando in ambulatorio mi hanno riferito di utilizzare le indicazioni di HUG per risolvere qualche momento critico del bambino.
Mi piacerebbe come progetto per i futuro, quando le condizioni lo permetteranno, poter organizzare un piccolo gruppo di neo-genitori per facilitare l’emergere di criticità e aspetti utili di HUG Your Baby: il confronto è sempre una crescita, per i genitori e per gli operatori.