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LE MIE RIFLESSIONI HUG - Elena Fugolo


Ho frequentato la prima parte del corso HUG mentre ero in attesa di mia figlia Lilia. Mi ha colpito molto la spiegazione dei segnali di SOS del bambino: è stato interessante conoscere la capacità del neonato di comunicare il proprio stato di tranquillità o di stress e la possibilità dei genitori di cogliere questi segnali osservando il loro piccolo. Il mio lavoro di logopedista mi ha insegnato che i bambini possono comunicare molto presto con le persone che si prendono cura di lui, ma non pensavo che già da neonati fossero in grado di lanciare dei messaggi comprensibili all’adulto. Vedevo il neonato come un piccolo “alieno” che parla una lingua sconosciuta, invece il programma HUG mi ha insegnato che, rimanendo in osservazione del piccolo, si possono cogliere già durante i primi giorni di vita dei messaggi, importantissimi per entrare in relazione con lui! 

 Pertanto, per me è sto davvero prezioso disporre di queste informazioni prima dell’arrivo di Lilia e prendere coscienza dell’abilità innata che potevo avere nel comprendere la mia piccolina. Così, alla sua nascita, molte sono state le occasioni in cui ho pensato al corso HUG e ho ringraziato con il cuore Jan per avermi trasmesso questi insegnamenti. 

 Quando ho iniziato a seguire i genitori utilizzando il programma HUG, mi ha colpito come, nel periodo di attesa del bambino, molte coppie siano molto occupate a preparare l’ambiente “materiale” che accoglierà il loro bambino (la cameretta, il lettino, il passeggino, ecc..). Credo, però, che prima dell’ambiente fisico, si debbano preparare i genitori ad essere accoglienti, poiché loro (la famiglia) costituiranno l’”ambiente” principale in cui il neonato si dovrà sentire a proprio agio. 

 I bisogni che ho individuato nei genitori che seguo sono di comprendere che è importante concentrarsi sul proprio bambino, osservarlo ed entrare in sintonia con lui. Molti genitori temono di non essere in grado di sintonizzarsi con i bisogni del nuovo arrivato, di non capire i diversi tipi di pianto, di non “essere all’altezza” del compito di genitore. Il messaggio di HUG che stupisce e rincuora molto i genitori che seguo è che il loro bimbo può essere il loro migliore maestro, se loro saranno disposti a mettersi in ascolto. 

 Ho capito che il programma HUG ha avuto un effetto positivo per le famiglie che ho seguito quando, dopo un incontro in cui abbiamo parlato dell’allattamento al seno, una mamma mi ha detto di aver ripreso fiducia nelle “potenzialità del suo latte e del suo corpo di mamma”. Inoltre, un papà, all’arrivo del suo secondogenito, è rimasto molto stupito quando è venuto a conoscenza della piramide dello sviluppo del bambino e dei segnali di stress. Infatti, ha capito che con la sua primogenita avrebbe potuto calmarla più facilmente se avesse avuto queste conoscenze. 

 Come avevo già scritto in un mio precedente resoconto, ho compreso che il programma Hug Your Baby si può intrecciare facilmente con altre discipline. Nel mio caso, con l’insegnamento del massaggio infantile, ma anche con il mio lavoro di logopedista, poiché coltivare fin dalla nascita la connessione genitori-bambino, facendo loro conoscere le strategie per comprendere i segnali dei neonati, permetterà di gettare le basi per lo sviluppo del linguaggio, oltre che di una sana relazione genitori-bambino.